Tra
il 1200 e il 1300, Orvieto uscita da una lunghissima "notte",
divenne città potente e rispettabile, al pari di altre;
la città resa sensibile alla suggestione della natura nello
spirito dell'avita fede, in uno slancio di ambizione e devozione,
levò al cielo un tabernacolo incomparabile, ricco e splendido
come un ostensorio: una meraviglia di pagina miniata di messale
aperta per sempre. Nel pieno affermarsi delle libertà comunali,
contestando il regno, non si disdegnò di levarne il titolo
ad una regina, ma di tutt'altra corte di quella della terra: la
Madonna Assunta in cielo. Nell'intimo di esso, ancora un altro
tabernacolo, per custodire gelosamente, in un reliquiario di sogno,
il lino bagnato dal sangue scaturito per prodigio, a Bolsena,
tra le mani tremanti di uno oscuro prete boemo pellegrinante,
travolto dal dubbio.
Nel
1263, infatti, Pietro da Praga, che aveva dei dubbi sulla verità
della transustanziazione, durante un viaggio da Praga a Roma,
mentre celebrava messa presso la tomba di S. Cristina in Bolsena,
vide stillare sangue dall'Ostia consacrata e bagnare il corporale
e i lini liturgici.
Il
sacerdote, impressionato per l'accaduto, corse a Orvieto, dove
risiedeva il Papa Urbano IV il quale mandò a Bolsena il
Vescovo Giacomo per sincerarsi dell'accaduto e portare ad Orvieto
il lino insanguinato.
Il
Pontefice l'Il Agosto 1264, promulgò la Bolla "Transiturus"
che istituiva per tutta la cristianità la Festa del Corpus
Domini. Per la prima volta si levano al cielo le strofe, composte
a Orvieto da S.Tommaso dAquino, del Lauda Sion
e del Pange lingua, parole rituali e preghiere che
i Ministri del culto e il popolo dei fedeli ripeteranno nei secoli
a venire nel momento scro dellEucarestia.
Già
qualche settimana prima di promulgare questo importante atto il
19 Giugno, lo stesso Pontefice aveva preso parte, insieme a numerosissimi
Cardinali, Prelati venuti da ogni luogo e una moltitudine di fedeli,
ad una solenne processione con la quale il sacro lino macchiato
del sangue di Cristo era stato recato per le vie della città.
Da
allora, ogni anno in Orvieto, la domenica successiva alla festività
del Corpus Domini, il Corporale del Miracolo di Bolsena, racchiuso
in un reliquiario, viene portato processionalmente per le strade
cittadine seguendo un percorso che tocca tutti i quartieri e tutti
i luoghi più significativi della storia della città.
Ignoriamo
se il prodigio di Bolsena ne fu il movente o il mirabile beneplacito
della Divinità. Certo è che quella «peregrinatio»
che dalle rive del lago valicò le colline verso la città
posta sulla rupe, recando su di un carro da buoi il Corporale
insanguinato, aveva una cadenza di secoli e quel popolo, uscito
in massa dalla turrita rocca per incontrarla su ponte di Rio Chiaro,
firmò l'atto di nascita di futuri trionfi.
Il
Corteo Storico che ogni anno nella varietà dei suoi colori,
nell'opulenza delle sue vesti, nel bagliore delle trombe, degli
elmi e dell'alabarde e nel luminoso clamore delle sue mille bandiere
si stampa nel sole ardente sul fondo della scacchiera di tufo
della vecchia città, preludiando a quello sacro, scandisce
il ritmo e il passo di quello primitivo, di cui vuoi rievocare
la realtà e lo spirito. Nato da esso vive per esso.
Tratto,
come sembra, da un affresco dell'epoca appare il supporto più
vero e naturale per un avvenimento che non ha confini nel tempo.
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